Il mio viaggio di andata

1 Maggio 2013

File0002Ai miei compagni di Viaggio:

 Roberto Miccinilli

Antonio Scafuri

Sergio Galeotti

Francesco Salani

 

e in ultimo, ma non per ultimo:

Marco Sarandrea

Grazie di esistere Gollum !

E’ iniziato così, con una grande sensazione di dimenticare qualcosa …

La sera prima di partire, per liberare la memoria del telefono, prendo il cavo, lo stacco dal relativo caricabatteria a spina, collego l’apparecchio al computer e opero di conseguenza.

Molto più tardi, diciamo verso le 2:00 del mattino, mentre faccio la valigia, mi ricordo del caricabatteria del telefono, prendo il cavo che avevo usato qualche ora prima ma non trovo la spina. Accidenti, rovescio casa, ma niente !! Il caso però ha voluto che sotto la scrivania ne ritrovassi un’altra che avevo perso da tempo ed a cui non pensavo più … “Questione risolta” penso, anche se con un po’ di ritardo, vista l’ora in cui vado a dormire: le 2:50 !

La mattina alle 6:30 finisco velocemente la seconda valigia con le ultime cose e prima di uscire prendo il portafoglio in mano e notando una fastidiosa rigidità cerco di sistemare le varie tessere (bancomat, benzine, carta di credito, supermercati, e quant’altro) e mi rendo conto, rovistando velocemente tra i vari scomparti con una sensazione tra lo sgomento e l’imbarazzo, che mi mancava la carta d’identità ….. !!!!!

E senza, non potevo imbarcarmi sull’aereo !!

Ma come è possibile ?

Come un flash mi sono ricordato che l’avevo fotocopiata alcuni giorni prima per una pratica urgente con l’Enasarco, ma controllando lo scanner tristemente vuoto non avevo la più pallida idea di dove fosse finita, …. ed il tempo era sempre meno. Rivolto nuovamente casa con un discreto e crescente affanno e alla fine la ritrovo in mezzo ad una montagna di inutili fogli, ma il tempo ormai correva contro di me !

Mentre sto per uscire di casa con due valige, mi ricordo del sacco della spazzatura ormai pieno e decido che non era il caso di aspettare ulteriori nove giorni prima di buttarlo.

Mentre mi accingo a chiudere il maleodorante sacchetto, la fortuna ha voluto che l’occhio mi cadesse in cima all’immondizia … e che cosa ti vedo ? Le chiavi della macchina ! ! ! ! !

Erano silenziosamente scivolate dentro il sacco, dal taschino del giubbetto mentre mi chinavo per l’operazione di chiusura !

… Dio mio, cos’altro succederà oggi ??

Via via che il tempo passa, sembra filare tutto liscio: l’arrivo all’aeroporto, il parcheggio prenotato, l’appuntamento con i miei compagni, il trasporto delle pesanti valige, l’imbarco sull’aereo, l’arrivo a Salonicco, il pulmino affittato, un buon pranzo e finalmente l’arrivo al porto di Ouranopolis.

Ero veramente rilassato, ma non immaginavo il disastro che mi aspettava dietro l’angolo !!!

Poco prima di arrivare alla meta, a trecento metri circa dal piazzale antistante il porto di Ouranopolis dove ci attendeva una imbarcazione precedentemente affittata, lo sguardo mi si infila in una stradina che conoscevo perché sede dell’ufficio che rilascia le autorizzazioni per entrare nella comunità monastica del Monte Athos. Ufficio naturalmente chiuso dato che le partenze delle navi avvengono la mattina.

Un sorriso mi illumina il volto e la mente, pensando alle code fatte davanti a quello sportello e che questa volta avrei evitato dato che avevo il permesso rilasciatomi a novembre, nel viaggio precedente, con valore annuale…..

Mmm … Già, il permesso annuale che mi hanno dato a novembre… Mmm … Il sorriso si è spento subito e la mente in un attimo ha ripercorso a ritroso tutto il viaggio fatto fino a quel momento cercando un segnale un qualcosa che mi dicesse: «Ma si l’hai visto prima in aereo o che so in valigia, o da qualche altra parte… ».

Ormai ero già a casa e pezzo per pezzo ricostruivo la preparazione delle mie due valige ………. niente da fare. Ebbene, sono riuscito a dimenticare proprio il passy per la Montagna Sacra!!

Sì, quel documento che avevo da novembre sulla mia scrivania e che ogni tanto accarezzavo quando gli passavo vicino come per dire “Tra poco tocca a te”. Allora mi faccio coraggio e percorro il passaggio che divide i sedili sul pulmino, mi avvicino mestamente a Roberto che aveva ottimamente organizzato il tutto e con l’aria e le movenze di un bambino che sa di averla combinata grossa, mormoro: «Robbè….. me sa che ho fatto un guaio ! … ».

Gli spiego il tutto e lui con le altrettante movenze di un papà che vorrebbe picchiare il figlio, ma lo perdona per la sua genuinità, a sua volta con il tono di un compassionevole rimprovero mormora: «Vediamo che si può fare». Arrivati al molo, dopo varie trattative in tutte le lingue del mondo, naturalmente non mi fanno salire sul battello per cui dopo aver rassicurato i miei compagni che me la sarei cavata anche da solo, loro si sono imbarcati con una delle mie due valige ed io sono rimasto ad Ouranopolis.

Durante l’accesa seppur garbata discussione sul molo, si è avvicinata Sofia, un’amica di Marco, Roberto e Antonio: voleva salutarli e si è trovata anche lei coinvolta nella diatriba; poi quando sono rimasto solo vedendomi affranto mi ha offerto un caffè che ho accettato molto volentieri.

Tra me e lei però c’era un grosso problema: non capivo nemmeno una parola di quello che diceva. Il mio inglese è inesistente … greco, russo e tedesco (lingue che lei conosceva) non ne parliamo !!!   Abbiamo comunque comunicato, un po’ a gesti ed un po’ con carta e penna (benedetti disegnini). Sofia, che gestisce una gioielleria vicino al porto, è stata molto gentile: mi ha trovato una sistemazione da un affittacamere e mi ha dato consigli sul da fare per imbarcarmi, consigli indotti da altri e purtroppo erronei.

Dunque gli accordi con il tipo che mi aveva rifiutato l’imbarco erano che l’indomani alle 5:30 sarei dovuto recarmi all’ufficio permessi e ritirare il documento per imbarcarmi alle 6:30, orario di partenza della prima nave. Accordi che Roberto mi aveva tradotto, dato che io come già detto non capisco una parola che non sia italiano, romano e grazie a Marco un qualcosa di ciociaro.

Dopo aver chiacchierato un po’ con Sofia (si fa per dire), decido di fare un salto nel suddetto ufficio per costatarne l’ubicazione e gli orari. Con una piacevole passeggiata da turista ritrovo la stradina ed arrivo davanti alle sue porte naturalmente chiuse. Ma ecco la sorpresa: noto che un grande cartello annunciava l’apertura alle 7:30 e non sapendo come spiegarlo, prendo il telefonino e lo fotografato. Tornato da Sofia, le mostro la foto e le faccio capire, sempre a gesti che ero quanto meno confuso.

Lei gentilmente esce dal suo negozio a chiedere informazioni ed al ritorno mi spiega che Ghiorgos (così ho capito che si chiamava quel tipo e così l’ho scritto) sarebbe stato alle 5:30 sul molo con una macchina rossa di grossa cilindrata, parcheggiata davanti alla nave e mi avrebbe consegnato l’autorizzazione necessaria. Questa volta volevo essere preciso e dopo averla ringraziata almeno cento volte, mi avvio in camera senza mangiare ed alle 21:20 sono già a letto, dopo aver messo la sveglia del telefonino alle 4:30 !

Alle 5:00 sono già sul molo !

Un signore notandomi con la valigia, a cenni mi fa capire che era presto per imbarcarmi, allora io sillabo il nome di Ghiorgos e mostro con le dita 5 e 30, lui mi risponde «Ghiorgos … six, … sei, … sei», e capendo la mia origine italiana dice ad alta voce: «Caffè, … caffè !», indicandomi in lontananza la luce di un bar aperto. Tutto sommato non aveva torto e considerando l’alzataccia, aggiunta a quella del giorno prima, decido di seguire il suo consiglio. Consiglio che non era del tutto disinteressato, poiché dopo aver consumato questo benedetto caffè espresso, con sorpresa me lo ritrovo alla cassa, mi fa un grande sorriso e mi sfila ben 3,00 euro: praticamente ero stato accalappiato ! … Va bé …

Torno sul molo ed erano quasi le 6:00 … Tra mezz’ora la nave sarebbe partita ma del simpaticissimo Ghiorgos non v’era traccia; cominciavo a preoccuparmi. Si fanno le 6:15 e già pensavo alla prossima nave che sarebbe partita a mezzogiorno quando all’improvviso lo vedo seduto in una macchina, che comunque non era rossa come mi era stato segnalato; anche lui mi vede, mi riconosce ed esclama forte: «Permission ….??…..Permission…?? »

…Oh Nooo !!! La stessa storia del giorno prima !!! Allora gesticolando dico: «Bureau …. office … closed, … closed !» e lui: «Open, open! Go! Go! Open! … Go!», mentre tendeva il braccio con la mano aperta verso l’ufficio.

Un po’ volevo picchiarlo ma visto che non avrei fatto in tempo a fare le due cose, decido di provare, nonostante i pochi minuti rimasti, a reperire questa benedetta autorizzazione.

Alle 6:19 alzo la valigia e comincio a correre i trecento metri che mi separano dall’ufficio.

Le scrivanie erano naturalmente vuote, ed in pochi minuti ricevo il documento, rialzo la valigia e ricomincio nuovamente a correre verso la nave…. Sembravo un bersagliere!

Alle 6:29 arrivo all’imbarco, do un’occhiata alla macchina dove Ghiorgos era rimasto seduto con il finestrino aperto e mentre varco l’ingresso del traghetto lui mi guarda ed io sfoggio un sorriso che voleva dire….. “Ti staccherei la testa!”.

Comunque ce l’avevo fatta… ero sulla nave e con l’aria di chi sa che le cose prima o poi si sistemano, salgo i gradini ed arrivo in cima, sul ponte. Nonostante le tante persone c’è ancora qualche posto a sedere, ma preferisco stare in piedi e godermi da un lato la natura selvaggia della sacra penisola e dall’altro l’argento del mare mattutino che si confonde all’infinito, …. il tutto condito da una piacevole brezza che mi sventola dolcemente l’anima.

Dopo due ore di navigazione, interrotta dai vari scali per gli altri monasteri, arrivo a Dafni: erano le 8:33. Salgo subito sulla corriera che mi avrebbe portato a Karyes percorrendo una tortuosa e polverosa strada bianca, (ma che dico strada, piuttosto un percorso lunare).

Arrivo a destinazione e la mia più grande preoccupazione è quella di salire su un altro mezzo che mi avrebbe portato alla fine del viaggio, “Vatopedi !!!”.

A Karyes c’è una piazzetta che si staglia davanti a piccoli negozi di oggetti sacri, da dove partono i pulmini che raccolgono i pellegrini diretti ai vari monasteri. Non sapendo quale prendere, entro in uno dei negozi, vado alla cassa e guardando negli occhi il signore che stava dall’altra parte del banco, ricomincio a sillabare: “V-A-T-0-P-E-D-I “, mi giro verso i furgoni, li indico e congiungo le cinque dita a mo’ di pigna capovolta e con sguardo interrogativo aspetto la risposta. Risposta che purtroppo non era quella che speravo. Infatti, intuendo che io non avrei capito una parola, lui prende un foglio e scrive un 13 ed un 5 cerchiato. Indicando il 13 mi fa vedere il polso come se avesse un orologio, così capisco l’ora di partenza; quando poi indica il 5 mi fa notare che i pulmini sono numerati, ed in effetti manca proprio il numero 5. Ringrazio ed esco dal negozio con un solo obiettivo: verificare questa informazione.

(NON CI VOLEVO CREDERE !).

Vedo un gruppetto di persone vicino ai mezzi e deduco che si tratta degli autisti, quindi mi avvicino ed insceno la stessa rappresentazione fatta poco prima nel negozio, ma ricevo anche la stessa identica risposta a gesti “ore 13:00 pulmino numero 5 ……”

(CI DOVEVO CREDERE! ! !).

Ancora 3 ore e mezza di attesa !

Mentre un centinaio di pellegrini piano piano si dissolve come la bassa marea, entrando nei vari pulmini, decido di chiamare Marco per aggiornarlo sul fatto che ero arrivato a Karyes ma che purtroppo avrei ritardato per l’assenza del pulmino per Vatopedi; in realtà sperando in una risposta del tipo “Veniamo noi a prenderti”, ma capisco che non c’era disponibilità di mezzi.

Marco mi consiglia comunque di recarmi ad un forno li vicino dove avrei trovato qualcosa di caldo da mangiare, ringrazio e decido di seguire il suo consiglio (ero anche a digiuno).

Ho fatto bene perché la pizza ripiena di verdura ed il pane al sesamo erano straordinari.

Ho pensato di non mangiare nella piazzetta, rimasta vuota e desolata, tanto dovevo aspettare le 13 e ho percorso una cinquantina di metri per sedermi poi su di un muretto fuori dal centro abitato.

Possibile che tutto filava così liscio ?

… Certo che No !!!

In pratica stavo mangiando dell’ottimo cibo all’ombra di un secolare olivo, rallegrato dalle voci delle rondini e dalla vista di un verde incontaminato, quando giro la testa al rumore di un motore, non faccio in tempo a connettere quello che vedo, che mi passa davanti il pulmino con il numero 5 guidato da un monaco e diretto verso Vatopedi. Quando mi rendo conto, ormai vedo solo il fumo di un tubo di scappamento che si allontana ……..

Calma mi sono detto… è così che gira il mondo, dopotutto sono in un bel posto !

Sono tornato con passo sconsolato nella piazzetta, mi sono seduto su un altro muretto e visto che erano le 11:00, ho deciso di iniziare a descrivere questo viaggio di andata.

Si sono fatte le 12:15 e non mi sembrava vero che tra nemmeno un’oretta sarei finalmente partito per la meta finale. Nel frattempo la piazza si andava riempiendo di pellegrini ed i pulmini arrivavano lentamente uno per volta e si parcheggiavano fianco a fianco. Le 12:45 ! Ormai c’era una decina di pulmini ma non quello con il numero 5 !?!? …. Cominciavo a provare una leggera ma crescente agitazione già vissuta ! ! I pulmini man mano si riempivano e ripartivano per le loro destinazioni ….

Le 13:10… Basta !

Mi avvicino ad un gruppo di poliziotti, che in verità ogni tanto mi fissavano avendomi notato già dalla mattina, e mentre ripetevo la solita sceneggiata … V-A-T-0-P-E-D-I, … uno dei poliziotti si gira al solito gruppo di autisti strillando “Vatopedi-Vatopedi”, poi si gira verso di me e con voce concitata grida: «Tessera. Tessera», mostrandomi quattro dita. Per un attimo ho pensato: «Questo vuole pure i documenti», ma poi grazie agli innumerevoli tentativi di lezione di greco ricevuti da Marco, mi sono ricordato che tessera vuoi dire “quattro”.

Cavolo ! Devo prendere il pulmino numero 4. Prendo la valigia, mentre ormai tutta la piazza mi fa segno di accelerare, arrivo al suddetto mezzo e riesco a trovare l’unico posto rimasto disponibile…….. Finalmente, era l’ultima tratta: ancora poco tempo e sarei arrivato a destinazione. Ma c’era ancora un ostacolo da superare: una sbarra di controllo posta a tre o quattro chilometri dal monastero, gestita da un ferreo poliziotto. Questi dopo averci fermato, dalla porta laterale aperta del pulmino, inizia a descrivere una certa situazione. Capisco che portava del malcontento, dalle facce e dalle lamentele di chi ascoltava. Subito mi ricordo che Marco nell’ultima telefonata tra l’altro mi aveva parlato di una strada interrotta e di un grosso giro da fare, con ulteriore perdita di tempo. Fin qui poco male; non era certo mezz’ora di strada in più che mi spaventava, poi però il poliziotto con una lista in mano fa una specie di appello, ma a me ed ad altri due non ci nomina, dopodiché vuole il nostro permesso e si allontana, creando un ulteriore malcontento per gli altri ma, visto l’andazzo, una certa preoccupazione per me ! ! !

Dopo sette, otto lunghissimi minuti rieccolo alla porta laterale, mi fissa, e mi chiama per nome “Mauro” mi dice “yesterday” e mi restituisce il foglio (in pratica mi aspettava il giorno prima), gli altri due li chiama e li fa scendere……..

Evviva !!! Questa volta non ero io il problema !!! Ancora una mezz’oretta di improbabile strada, vista la deviazione, ed ecco apparire con il mare con alle spalle il Sacro Monastero di Vatopedi.

Grandissima la mia sorpresa quando a poche centinaia di metri dall’arrivo incrociamo altri due pulmini che provenivano dal monastero verso Karyes: erano rispettivamente il numero 8 ed il numero 11 ….. Ma allora ??? Io non ci avevo capito niente ? Poco male… questa volta ero arrivato davvero.

Varco la soglia, consegno il mio permesso al monaco all’entrata che mi sorride e mormora: «Italiano, … ieri, … ieri… ! »; sorrido anch’io facendo ruotare gli occhi come a dire : “… se sapessi …”.

Lo saluto ed entro! Appena percorso un breve tratto di questo stupendo monastero dal sapore medioevale, dimentico tutte le vicissitudini ed ascolto la felicità del mio cuore, mormorando tra me e me “Vatopedi sono qui”. Passato il primo momento di ambientamento telefono a Marco che mi manda Francesco per accompagnarmi nella stanza dove eravamo alloggiati. Dopo esserci salutati, saliamo al primo piano stanza 211, poso la valigia e lo guardo con i soliti occhi di domanda (ormai ero specializzato), mentre mi rendo conto che dei tre letti presenti, il mio era quello senza cuscino1 …..

Lo avrei recuperato dopo tre giorni !

Ma questa è un’altra storia ! ! !

Cari amici di viaggio,

chiedo scusa per i disagi e vi

prometto la prossima volta di essere

un po’ più presente con la mente.

Spero che mi vorrete ancora

con Voi !!!

Mauro

1 Il cuscino di Mauro lo aveva requisito Gollum, che dormiva con ben due cuscini !!! (NdR)

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